L’Età dell’osso

Non ci è mai capitato di sentire parlare di “Età del legno” e tanto meno di “Età dell'osso”, ma solo e sempre di “Età della pietra”, quasi ad attribuire all'uomo l'utilizzo, sin dalle origini dello sviluppo tecnologico, di un solo materiale. Eppure l'impiego di ossa animali è, probabilmente, perlomeno contemporaneo a quello della lavorazione della pietra.

Nell'economia preistorica le ossa degli animali devono aver occupato un posto di rilievo. Sappiamo che l'uomo le spaccava e ne estraeva il midollo. Dalle schegge, l’uomo, ricavava dei compressori per intervenire su utensili litici o per effettuare operazioni di ritocco, lisciatura, foratura e raschiamento. Le popolazioni siberiane, artiche e paleo-indiane, addirittura, cacciavano il mammut non soltanto per cibarsi, ma anche costruire, con le sue grandi ossa, le proprie abitazioni.

Forse l’osso è stato trascurato poiché, deperendo facilmente, non ha lasciato alcuna traccia nel tempo, e pochi, quindi, sono stati i reperti ossei rinvenuti durante gli scavi archeologici.

Prima di conoscere i metalli, introdotti alla fine del XVII secolo con l’arrivo dei colonizzatori nel Nuovo Mondo, i nativi d’America lavoravano ed utilizzavano la pietra e gli ossi animali. L’osso e il corno sono materiali resistenti, compatti e al tempo stesso facili da tagliare, raschiare, incidere e decorare.

La leggerezza e la flessibilità dell'osso ha permesso all'uomo, in tutti continenti, di costruire aghi, collane, bracciali, anelli, statuette finemente decorate e, ai Lakota, di fabbricare addirittura archi con le costole di bisonte.

Chi ha assistito a dei nostri incontri “divergenti”, ha già avuto modo di vedere e toccare i tanti oggetti ricostruiti secondo la tradizione Lakota e i principi dell’archeologia sperimentale.

In occasione della Festa nel corso della conferenza, in esclusiva planetaria, presenteremo una “Ossoteca”: arpioni, ami da pesca, coltelli, arco in corno, frecce con punte da caccia e da pesca, raschiatoi, percussori, ritoccatori in corna di cervo, spatole, manici di coltello, punteruoli, pestello di pinnipede, aghi, pettine, bottoni, frustino per cavalli, spilloni, bracciali, collane, orecchini, cucchiai in corno di bisonte, bicchiere, pipa in tibia di pecora, occhiali da sole, fischietti e giocattoli.

Ci auguriamo che sia una buona giornata e non un “bone day” (letteralmente un “giorno d’osso”, modo di dire americano per giornata triste e sfortunata), ma soprattutto di non uscire da questo incontro con le ossa rotte. Le ossa ce le siamo già fatte. E poi, due ossi duri come noi, non mollano facilmente l’osso e tanto meno lo posano!

Ci vediamo al Parco dell’Antola, Gilbert Douville e Ivano Ciravegna

Lascia un commento